Post

Visualizzazione dei post da luglio 30, 2006

Majorana, un genio e un mistero (L'Unione Sarda, 5 agosto 2006, Cultura Estate - Pagina 35)

Immagine
Se fosse vivo compirebbe oggi cento anni. Ma le ultime notizie sul suo conto risalgono al 26 marzo 1938, quando qualcuno disse di averlo visto sul piroscafo della Tirrenia diretto a Napoli da Palermo. Ettore Majorana nasce a Catania il 5 agosto 1906. A 5 anni è già in grado di risolvere difficili calcoli matematici. E fino a 9 anni non frequenta la scuola perché della sua istruzione si occupa il padre.  Raggiunta la maturità, nel 1923, per seguire le orme del padre, Fabio, e del nonno, Salvatore, che si erano laureati entrambi in Ingegneria (a 19 anni) e in Fisica (a 21) il diciassettenne Ettore Majorana si iscrive al biennio di Ingegneria dell’Università di Roma e supera brillantemente i primi esami. Qualche anno dopo incontra Enrico Fermi e Franco Rasett i nel celebre Istituto di Fisica di via Panisperna e rimane affascinato dalle loro ricerche di fisica atomica. Così abbandona lascia Ingegneria per la Fisica e si laurea il 6 luglio 1929 con una tesi (relatore Enrico Fermi) sulla

Doppio sole sul cielo di Hiroshima (L'Unione Sarda, 5 agosto 2006)

Immagine
 

Storie e avventure dei ragazzi di via Penisperna (L'Unione Sarda, 5 agosto 2006)

Immagine
Nell’autunno del 1929 Enrico Fermi e Franco Rasetti avviarono le attività sperimentali di analisi del nucleo atomico. La sede dell’istituto romano era in via Panisperna 83. Al gruppo di aggiunsero E milio Segré, Bruno Pontecorvo, Edoardo Amaldi, Ettore Majorana . Furono anni intensi e ricchi di soddisfazioni. Ma nel 1938, prima con la scomparsa di Majorana, poi con la promulgazione delle ignobili leggi razziali, quel gruppo si dissolse. Fermi e Segré furono coinvolti attivamente nel progetto Manhattan. Bruno Pontecorvo nel 1943 partecipò alla costruzione del primo reattore nucleare canadese e nel 1950 si trasferì in Unione Sovietica. E Rasetti, rifiutò di lavorare per l’atomica (dopo la guerra dichiarò: “i giapponesi erano pronti alla resa e non c'era bisogno di colpirli con quell'ordigno spaventoso”) diresse l’istituto di fisica dell’Università di Laval (Canada) poi si trasferì alla Johns Hopkins University di Baltimora (Usa), poi abbandonò la fisica per dedicarsi allo studi

Fra tre anni nascerà il primo cucciolo di robot

Immagine
Robot Cub vedrà la luce nel 2009, frutto di ricerche e sperimentazioni condotte da un gruppo internazionale formato da università e centri di ricerca (Istituto Italiano di Tecnologie, Università di Genova e di Ferrara, MIT Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory, ATR Computational Neuroscience Laboratories Kyoto, Universty of Tokyo Department of Mechano-Informatics Intelligent Informatics Group) coordinato da Giulio Sandini. Le principali caratteristiche di questo piccolo androide rigurdano l'intelligenza artificiale (RobotCub avrà un cervello costituito da cellule neuronali di topo montate su supporti elettronici), la meccanica (il corpo avrà parti e meccanismi differenziati per funzionalità) e lo sviluppo di intelligenza attraverso l'interazione con l'ambiente esterno (come per la mente umana, anche in questo caso l'apprendimento sarà guidato dai sensi e dall'esperienza visiva e di manipolazione). Inoltre il progetto prevede che il robottino possa

Quando la coppia scoppia: fenomenologia del tradimento (L'Unione Sarda, 30 luglio 1996)

Immagine
Quando la coppia scoppia: fenomenologia del tradimento (L'Unione Sarda, 30 luglio 1996, pag. 15, La Cultura) 

È italiano il cucciolo di robot (L'unione Sarda, 30 luglio 2006)

Immagine
Scienza. Sarà in grado di autoripararsi e di imparare: molteplici gli scopi a cui potrà essere adibito È italiano il cucciolo di robot Avrà un cervello ibrido, biologico e artificiale Avrà le dimensioni di un bambino di 2 anni e mezzo. Sarà in grado di auto-riparare i suoi tessuti principali e avrà un cervello ibrido: metà biologico e metà artificiale. Fantascienza? No, è Robot Cub ("cucciolo di robot") un ambizioso progetto, finanziato dall’Unione Europea, che nel giro di pochi anni permetterà di vedere in azione un robot del tipo di quelli anticipati in libri e pellicole. Le attività sono coordinate dall’ideatore del progetto, Giulio Sandini, dell’Università di Genova, direttore di ricerca all’Istituto Italiano di Tecnologia (che ha sede nel capoluogo ligure all’interno del tecnopolo di Morego). Si tratta di un progetto da 8,5 milioni di Euro finanziato dall’Unione Europea e sviluppato da un gruppo internazionale che comprende oltre ai due centri genovesi altri importanti i