Luigino Scricciolo, vent'anni in attesa di giustizia (L'Unione Sarda, 26 marzo 2009)

«Mi chiamo Luigino Scricciolo, autore del diario “20 anni in attesa di giustizia”, nel quale ripercorro la mia vicenda... ». Di messaggi come questo, uno che si occupa di libri per la pagina della cultura di un quotidiano, ne riceve molti. Così quell'e-mail resta nel cassetto. In coda. Fino al 24 marzo, quando Luigino Scricciolo viene stroncato da un malore. Gli viene diagnosticato un aneurisma addominale, stesso male che uccise il padre. Così quella storia riemerge. Con le parole del protagonista: «all’inizio degli anni ’80 fui arrestato con accuse terribili, partecipazione esterna al terrorismo, tentativo di spionaggio, mentre ricoprivo la carica di Responsabile esteri della Uil. Quando dopo oltre 20 anni, la Procura di Roma chiuse la istruttoria, fui prosciolto da tutte le accuse. Il proscioglimento in istruttoria chiudeva il “caso Scricciolo” ma nessuno ne diede notizia. Il mio arresto fu una notizia, il mio proscioglimento in istruttoria era una non-notizia. Questo mio Diario vuole essere occasione per ricordare la mia vicenda e la sua positiva conclusione. E per rivendicare quella verità che a lungo è stata negata». Questa storia travagliata rivivrà in un romanzo che un amico sardo di Luigino Scricciolo, lo scrittore Enrico Pili, ha appena terminato. I due condividevano la passione per la fantascienza, vista come chiave di lettura del presente, e si erano rivisti proprio il giorno prima della tragica data. Pili nel 2007 partecipò alla presentazione del libro a Villaspeciosa sintetizzando in poche parole la forte ingiustizia subita da Scricciolo: «tre dei cardini del nostro stato di diritto hanno tradito, voltato le spalle a Luigino Scricciolo: il sindacato, la magistratura e la stampa». 
Quel nome con il diminutivo e quel cognome da passerotto contrastano con la poderosa esperienza politica di Luigino Scricciolo maturata prima nel Movimento Studentesco, poi in Democrazia Proletaria, poi nel Partito di Unità Proletaria. La sua visione del mondo era fondata sulla solidarietà e la difesa dei diritti umani unitamente al ripudio della violenza. Scricciolo lavorò a lungo nella direzione della Uil ma si impegnò, come spiega la pagina di Wikipedia a lui dedicata, anche in campo internazionale: sostenne Charta 77 (la più importante iniziativa del dissenso in Cecoslovacchia), la resistenza afgana, i dissidenti sovietici e Solidarnosc: fu il primo italiano a parlare alla direzione nazionale del sindacato polacco nell'autunno 1980 e l'anno seguente invitò Lech Wałęsa in Italia, nel suo primo viaggio all’estero. Il 4 febbraio 1982, è stato arrestato a Firenze con accuse di terrorismo e poi di spionaggio. Scricciolo ha fatto due anni e due mesi in carcere. Nel 1991 il Tribunale di Verona lo ha assolto da ogni accusa in merito al rapimento Dozier. Per tutti gli altri reati l’istruttoria viene chiusa con la formula del proscioglimento pieno il 6 settembre 2001: dopo 7.171 giorni dalla notifica del primo ordine di cattura. Per quell’errore giudiziario Luigino Scricciolo ha ricevuto un’indennità di 20 mila euro. Ma non ha fatto in tempo a spenderli. 
Così come non ha potuto riempire il suo blog - luiginoscricciolo.ilcannocchiale.it - nel quale si occupava, manco a dirlo, di diritti calpestati. 

ANDREA MAMELI
(L'Unione Sarda, pag. 44, Cultura, 26 marzo 2009)

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