Rembrandt e Facebook (Cultura, L'Unione Sarda, 10 agosto 2011)

unione sarda rembrandt e facebook Avreste mai pensato di accostare un artista del calibro di Rembrandt al social network di Mark Zuckerberg? Lo ha fatto Larry Friedlander, professore emerito a Stanford, esperto di rapporti fra arte e tecnologia, con uno studio appena pubblicato dalla rivista di scienze sociali e umanistiche “Sage Open”. Partendo dal ruolo svolto dai ritratti, di cui Rembrandt Harmenszoon van Rijn era maestro, Frielander associa le problematiche della rappresentazione tipiche dell'artista al bisogno di mostrare la propria identità tipico dei “profili” dei social network. L'opera del pittore olandese svela una capacità di intendere il ritratto come qualcosa di più della rappresentazione di un volto. Come accade con Facebook: immagini che prese nel loro insieme tradiscono svariate intenzioni. C'è chi si sceglie sorridente, spesso con riferimenti a momenti piacevoli o importanti, ma ci sono anche coloro che non si mostrano affatto o svelano solo una parte del proprio volto, in campionario di rappresentazioni estremamente ampio. 
Secondo Friedlander tutto questo non è casuale ma sarebbe frutto di una lunga evoluzione culturale, intimamente connessa con l'evoluzione della concezione di identità e di società. Alla base delle nostre capacità di rappresentarci pubblicamente (o di mascherarci) ci sarebbe proprio il patrimonio artistico dei ritrattisti. In altre parole per Friedlander molte delle strategie tipiche di pittori come Rembrandt, scelto a modello per l'impressionante varietà di rappresentazioni del proprio volto, sarebbero state determinanti nel guidare l'evoluzione della cultura visiva fino a oggi. Differiscono gli obiettivi, le motivazioni, ma in fondo Facebook e Rembrandt hanno in comune una sfida: quella del rappresentarci come individui che condividono i loro volti con gli altri. 
Andrea Mameli 
(Articolo pubblicato nell'inserto estate del quotidiano L'Unione Sarda il 10 agosto 2011)

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