Media, neutrini e reazioni velocissime. Intervista a Romeo Bassoli, capo ufficio stampa dell'INFN.

Romeo Bassoli Abbiamo assistito, in questi giorni, a un raro fenomeno. L'esposizione, anzi l'esplosione, mediatica di una notizia scientifica.
Ma l'esperimento Opera, interessato a indagare sulla cosiddetta "oscillazione dei neutrini" ha conquistato una fama mondiale grazie a un dato di cui forse nessuno immaginava di dover prestare attenzione: la velocità con la quale le particelle hanno percorso la distanza tra il CERN e i laboratori del Gran Sasso. Questa fama è anomala, proprio come la velocità misurata.
Per cercare di capire meglio cosa è successo ho interpellato Romeo Bassoli, capo ufficio stampa dell'INFN, l'Istituto Nazionale Fisica Nucleare.
Romeo, dal punto di vista della comunicazione, cosa ha significato per l'INFN la notizia delle velocità "anomale" misurate tra Cern e Gran Sasso?
«Noi dell'ufficio comunicazione l'abbiamo saputo, ovviamente, in anticipo e abbiamo preparato materiali e persone alla giornata di ieri. Abbiamo ovviamente dato voce all'entusiasmo e alla prudenza della comunità dei fisici italiani, che certo non sono soli in questo doppio atteggiamento. Il nostro problema principale era tentare di non fare uscire nulla prima che venisse pubblicato il paper, per rispettare l'etica della comunità scientifica».
Un'etica che impone la circolazione dei risultati ma nel rispetto di alcuni punti fermi, come l'embargo prima della pubblicazione di un articolo o la paziente attesa che i diretti interessati si pronuncino sui loro studi. In questa vicenda qualcosa non è andato come previsto?
«Sì, non è andato come previsto. C'è stato un blog di un fisico italiano che ha lanciato la notizia già all'inizio della settimana. Poi l'intervista al prof. Zichichi sul quotidiano Il Giornale. Questo non ha certo fatto brillare la comunità italiana nel mondo della fisica. Ma in qualche modo, forse era inevitabile. L'annuncio e la pubblicazione dovevano avvenire la settimana scorsa, poi all'ultimo momento si è deciso di rinviare per dare alla collaborazione OPERA il modo di compattarsi ancora di più di fronte a una notizia tanto sconvolgente. Questo rinvio è avvenuto quando il seminario di venerdì 16 al CERN era già stato annunciato. La curiosità tra i fisici è esplosa e la notizia, fino a quel momento ben custodita, ha iniziato a girare. Gli italiani sono la comunità più coinvolta nell'esperimento e alla fine proprio per questo quella dove c'era la probabilità maggiore di una fuga di notizie. Però l'etica è stata rispettata ai vertici delle istituzioni coinvolte e anche da giornalisti che sapevano ma che, per rispetto della comunità scientifica, si sono limitati a poche righe di notizia».
Sbaglio o molti di coloro che in questi giorni stanno commentando la notizia non sapevano neppure che sotto il Gran Sasso vi fossero i laboratori dell'INFN?
«Può essere, soprattutto tra i non fisici. Ma alla fine questo è poco importante. La notizia potrebbe essere uscita da un esperimento qualsiasi, anche molto diverso daa questo. E' così sconvolgente da avere implicazioni anche emotive, filosofiche... Ognuno per i propri saperi commenta legittimamente la notizia, anche se non conosce l'esperimento. Però, aggiungerei: molti non sanno che la fisica italiana è una eccellenza mondiale e che questo esperimento, con le sue misure ultraraffinate lo dimostra una volta di più. Così come il fatto che sia stato compiuto al Gran Sasso, che è dell'INFN. Questa eccellenza non sarà scalfita nemmeno da un eventuale - speriamo di no - errore sistematico che può saltar fuori in futuro. I ricercatori hanno fatto tutto al massimo della tecnologia e usando i metodi più raffinati che esistano. Non sono molti i paesi ad avere scienziati di questo calibro».

Andrea Mameli. Linguaggio Macchina. 24 settembre 2011

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