Perché esistono 40.000 specie di coleotteri e solo 23 specie di coccodrilli e alligatori? Uno studio pubblicato su PLoS Biology il 28 Agosto 2012.
Perché alcune linee animali e vegetali sono molto più antiche di altre e nonostante ciò hanno prodotto poche specie? È il caso dei coccodrilli e degli alligatori, 23 specie in tutto, contro le 400 mila specie di coleotteri (ma potrebbero esisterne molte altre ancora sconosciute). A questo tipo di domande, per me particolarmente stimolanti, prova a fornire risposte uno studio pubblicato su PLoS Biology il 28 Agosto 2012.
La ricerca ha interessato 1.397 gruppi principali di animali, funghi e piante, i quali rappresentano in totale 1,2 milioni di specie per cercare di capire se i gruppi che si sono divisi più anticamente raggiungevano il maggior numero di specie. I ricercatori hanno assegnato un punteggio di "ricchezza di specie" a ciascun gruppo e hanno applicato metodi statistici.
Uno dei risultati dello studio indica che l'età non spiega il grado di diversità delle specie, quindi si pensa che un lignaggio produrrà specie fino a riempire una "zona adattativa" (la zona che accetta specie solo fino a un massimo). "In altre parole - ha spiegato Michael Alfaro, professore associato di ecologia e biologia evoluzionistica all'Università della California Los Angeles - specie di pipistrelli, balene e pinguini hanno una capacità massima che è determinata da esigenze di habitat e di concorrenza fra specie. L'obiettivo finale delle nostre ricerche sarebbe ottenere una ricostruzione di tutta la storia evolutiva di ogni specie del pianeta. Qui forniamo solo un tassello del puzzle. Il nostro studio fa luce sui fattori causali della biodiversità che attraversano l'albero della vita. Le altre due firme sono di Daniel L. Rabosky (professore di ecologia e biologia evolutiva all'Università del Michigan, Ann Arbor) e di Graham Slater dottorato in ecologia e biologia evolutiva. La ricerca è finanziata dalla National Science Foundation e dall'Istituto per la ricerca di base in scienza). In una ricerca del 2009 pubblicata su PNAS (Proceedings of National Academy of Sciences) Alfaro e i suoi colleghi hanno ipotizzato lo status di "vincitori evolutivi" per i mammiferi e per molte specie di uccelli e pesci, inquadrando invece tra i "perdenti" gli alligatori e i coccodrilli e un rettile, la Tuatara. Lo studio ha anche mostrato che le nuove specie emergono quasi tutte le volte che altre muoiono.
Daniel L. Rabosky, Graham J. Slater, Michael E. Alfaro
PLoS Biology, 2012; 10 (8): e1001381 DOI: 10.1371/journal.pbio.1001381 Abstract
Explaining the dramatic variation in species richness across the tree of life remains a key challenge in evolutionary biology. At the largest phylogenetic scales, the extreme heterogeneity in species richness observed among different groups of organisms is almost certainly a function of many complex and interdependent factors. However, the most fundamental expectation in macroevolutionary studies is simply that species richness in extant clades should be correlated with clade age: all things being equal, older clades will have had more time for diversity to accumulate than younger clades. Here, we test the relationship between stem clade age and species richness across 1,397 major clades of multicellular eukaryotes that collectively account for more than 1.2 million described species. We find no evidence that clade age predicts species richness at this scale. We demonstrate that this decoupling of age and richness is unlikely to result from variation in net diversification rates among clades. At the largest phylogenetic scales, contemporary patterns of species richness are inconsistent with unbounded diversity increase through time. These results imply that a fundamentally different interpretative paradigm may be needed in the study of phylogenetic diversity patterns in many groups of organisms.
Approfondimenti
La ricerca ha interessato 1.397 gruppi principali di animali, funghi e piante, i quali rappresentano in totale 1,2 milioni di specie per cercare di capire se i gruppi che si sono divisi più anticamente raggiungevano il maggior numero di specie. I ricercatori hanno assegnato un punteggio di "ricchezza di specie" a ciascun gruppo e hanno applicato metodi statistici.
Uno dei risultati dello studio indica che l'età non spiega il grado di diversità delle specie, quindi si pensa che un lignaggio produrrà specie fino a riempire una "zona adattativa" (la zona che accetta specie solo fino a un massimo). "In altre parole - ha spiegato Michael Alfaro, professore associato di ecologia e biologia evoluzionistica all'Università della California Los Angeles - specie di pipistrelli, balene e pinguini hanno una capacità massima che è determinata da esigenze di habitat e di concorrenza fra specie. L'obiettivo finale delle nostre ricerche sarebbe ottenere una ricostruzione di tutta la storia evolutiva di ogni specie del pianeta. Qui forniamo solo un tassello del puzzle. Il nostro studio fa luce sui fattori causali della biodiversità che attraversano l'albero della vita. Le altre due firme sono di Daniel L. Rabosky (professore di ecologia e biologia evolutiva all'Università del Michigan, Ann Arbor) e di Graham Slater dottorato in ecologia e biologia evolutiva. La ricerca è finanziata dalla National Science Foundation e dall'Istituto per la ricerca di base in scienza). In una ricerca del 2009 pubblicata su PNAS (Proceedings of National Academy of Sciences) Alfaro e i suoi colleghi hanno ipotizzato lo status di "vincitori evolutivi" per i mammiferi e per molte specie di uccelli e pesci, inquadrando invece tra i "perdenti" gli alligatori e i coccodrilli e un rettile, la Tuatara. Lo studio ha anche mostrato che le nuove specie emergono quasi tutte le volte che altre muoiono.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 29 Agosto 2012
Relationships between age and species richness. The relationships between age and species richness in major groups reveals that in almost every major group, age and diversity are not strongly correlated, life scientists report. (Credit: Amisha Gadani/UCLA ecology and evolutionary biology)
Clade Age and Species Richness Are Decoupled Across the Eukaryotic Tree of LifeDaniel L. Rabosky, Graham J. Slater, Michael E. Alfaro
PLoS Biology, 2012; 10 (8): e1001381 DOI: 10.1371/journal.pbio.1001381 Abstract
Explaining the dramatic variation in species richness across the tree of life remains a key challenge in evolutionary biology. At the largest phylogenetic scales, the extreme heterogeneity in species richness observed among different groups of organisms is almost certainly a function of many complex and interdependent factors. However, the most fundamental expectation in macroevolutionary studies is simply that species richness in extant clades should be correlated with clade age: all things being equal, older clades will have had more time for diversity to accumulate than younger clades. Here, we test the relationship between stem clade age and species richness across 1,397 major clades of multicellular eukaryotes that collectively account for more than 1.2 million described species. We find no evidence that clade age predicts species richness at this scale. We demonstrate that this decoupling of age and richness is unlikely to result from variation in net diversification rates among clades. At the largest phylogenetic scales, contemporary patterns of species richness are inconsistent with unbounded diversity increase through time. These results imply that a fundamentally different interpretative paradigm may be needed in the study of phylogenetic diversity patterns in many groups of organisms.
Approfondimenti
- Why are there so many species of beetles and so few crocodiles? (UCLA news release August 28, 2012)
- Alfaro Lab
- Why are there so few fish in the sea? (Proceedings of Royal Society Biological Sciences, 22 June 2012 vol. 279 no. 1737 2323-2329)
- Nine exceptional radiations plus high turnover explain species diversity in jawed vertebrates (PNAS August 11, 2009 vol. 106 no. 32 13410-13414)
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