Ti distrai? Allora sei troppo concentrato. Studio dell'Università Milano-Bicocca pubblicato il 17 Settembre 2012 su: Journal of Experimental Psychology.

La ricerca dell’Università di Milano-Bicocca (condotta in collaborazione con l’Università di Verona e l’Istituto Italiano di Neuroscienze di Verona) ha coinvolto 126 studenti universitari dell’ateneo milanese, con un’età media di 26 anni. I partecipanti sono stati sottoposti a diverse prove, in una delle quali tenevano tra le dita di entrambe le mani due stimolatori tattili vibratori e tramite una pedaliera dovevano indicare quale dito stava ricevendo la vibrazione, cercando di non prestare attenzione a una luce rossa intermittente che si accendeva vicino alle dita stesse. Prima di ogni test i soggetti sperimentali venivano avvisati che sarebbero potuti entrare in funzione elementi di distrazione, di tipo tattile, uditivo o visivo. L’obiettivo era misurare il tempo di reazione, in millesimi di secondo, tra la stimolazione e la risposta e registrare il grado di correttezza della risposta stessa.
I risultati hanno mostrato che l’aspettarsi una distrazione diminuisce la concentrazione dei partecipanti al test, indipendentemente dalla natura della distrazione stessa – visiva, tattile, uditiva – e dal fatto che sia arrivata o meno.
In uno dei test la velocità media di risposta è passata da 439 millesimi di secondo nel caso di uno stimolo tattile senza distrattori a 479 millesimi di secondo nel caso in cui il soggetto si aspettava una distrazione visiva che peraltro non sopraggiungeva (vedi grafico). Quindi la sola aspettativa di una distrazione ha peggiorato la performance di circa il 10%. L’esperimento è stato ripetuto sette volte, in condizioni diverse, con risultati sempre confermati.
«Durante l’esperimento – sottolinea Angelo Maravita, docente di Psicobiologia all’Università di Milano-Bicocca – abbiamo osservato che quando potrebbe entrare in azione un distrattore, si impiega più tempo nel rispondere allo stimolo, indipendentemente dall’effettiva presenza e dalla natura del distrattore stesso. Questa condizione suggerisce che il controllo dei potenziali distrattori fa parte delle attività intrinseche del cervello ed è una funzione sopramodale, controllata da una sorta di “centrale” che sovrintende a più compiti collocati in diverse aree, coordinandoli». La ricerca sperimentale potrà contribuire a ottenere applicazioni nello studio di pazienti che, in seguito emorragie, ictus o traumi cranici, presentano una disfunzione a carico dell’area frontale del cervello.
«Potrà inoltre essere molto utile – conclude Maravita – per studiare i meccanismi di comportamento e gli eventuali rischi in soggetti che operano in situazioni complesse che richiedano una forte concentrazione su un compito, ma anche un’allocazione di risorse per difendersi da possibili distrazioni: pensiamo ad esempio a piloti o controllori di volo» concludono i ricercatori».
Lo studio è stato pubblicato il 17 Settembre 2012 nel sito del Journal of Experimental Psychology: General con il titolo “The Costly Filtering of Potential Distraction: Evidence for a Supramodal Mechanism”). Gli autori sono Francesco Marini e Angelo Maravita del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e Leonardo Chelazzi dell’Università di Verona e dell’Istituto Italiano di Neuroscienze di Verona.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 3 Ottobre 2012
Abstract
When dealing with significant sensory stimuli, performance can be hampered by distracting events. Attention mechanisms lessen such negative effects, enabling selection of relevant information while blocking potential distraction. Recent work shows that preparatory brain activity, occurring before a critical stimulus, may reflect mechanisms of attentional control aimed to filter upcoming distracters. However, it is unknown whether the engagement of these filtering mechanisms to counteract distraction in itself taxes cognitive-brain systems, leading to performance costs. Here we address this question and, specifically, seek the behavioral signature of a mechanism for the filtering of potential distraction within and between sensory modalities. We show that, in potentially distracting contexts, a filtering mechanism is engaged to cope with forthcoming distraction, causing a dramatic behavioral cost in no-distracter trials during a speeded tactile discrimination task. We thus demonstrate an impaired processing caused by a potential, yet absent, distracter. This effect generalizes across different sensory modalities, such as vision and audition, and across different manipulations of the context, such as the distracter's sensory modality and pertinence to the task. Moreover, activation of the filtering mechanism relies on both strategic and reactive processes, as shown by its dynamic dependence on probabilistic and cross-trial contingencies. Crucially, across participants, the observed strategic cost is inversely related to the interference exerted by a distracter on distracter-present trials. These results attest to a mechanism for the monitoring and filtering of potential distraction in the human brain. Although its activation is indisputably beneficial when distraction occurs, it leads to robust costs when distraction is actually expected but currently absent.

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