Una necropoli punica nel colle di Monte Claro? Intervista all'archeologo Nicola Dessì (esclusiva Linguaggio Macchina)

Cagliari, Parco di Monte Claro, due anni fa. Dopo una normale operazione di manutenzione del verde emergono i resti di una costruzione. Una persona osserva la scena e avverte immediatamente la Soprintendenza per i Beni Archeologici. Quella persona è Nicola Dessì, un archeologo specializzato in preistoria e protostoria della Sardegna, autore di altre scoperte.

Per cercare di capire il significato e le possibili implicazioni di questa scoperta ho interpellato Nicola Dessì.

Cosa si vedeva? 
«Resti di una costruzione circolare, forse un pozzo sacro di tradizione nuragica. Il sopralluogo della Soprintendenza, al quale ho partecipato, ha confermato che la struttura è di natura archeologica. Tuttavia è prematuro attribuire una funzione certa in assenza di scavi sistematici. Dopo alcuni giorni un passante ha segnalato la presenza di frammenti anforacei visibili in superficie».
E poi?
«Sono passati due anni dalla scoperta e grazie alla collaborazione dell’associazione “Amici di Sardegna” si è deciso di dare inizio allo scavo. Questo sito secondo me ha un potenziale altissimo, sia per quanto concerne la sua importanza scientifica, sia per la sua fruibilità di tipo turistico-culturale. Prima di iniziare lo scavo del presunto pozzo sacro però, la dottoressa Donatella Mureddu, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e responsabile della Soprintendenza archeologica per il territorio di Cagliari, mi ha chiesto di rimuovere i frammenti di anfora, distanti circa un centinaio di metri dalla struttura archeologica. Abbiamo quindi organizzato una squadra di operai volontari, raccolti tra le fila degli iscritti all’associazione “Amici di Sardegna”, in particolar modo tra quelli che in quel periodo stavano seguendo un corso per guide turistiche organizzato dalla stessa associazione, condotto da me con la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano».
Così il 5 giugno avete iniziato a rimuovere i frammenti di anfora, pensando di cavarvela in un solo giorno di lavoro?
«Avevamo appena sportato pochi paioli di terra che subito ai nostri occhi si presentava una situazione davvero inattesa. I frammenti in realtà erano la parte sommitale di ben 5 anfore "a siluro" di tradizione punica, realizzate con molta probabilità attorno alla II metà del IV secolo d.C. Queste anfore giacevano in obliquo con la bocca rivolta verso il basso e coprivano due scheletri umani sepolti probabilmente in due momenti distinti a distanza di qualche anno l’uno dall’altro. Il corredo funerario era composto da due brocche decorate e un attingitoio. In particolare una brocca presenta all’altezza dell’ansa una protome umana femminile che trova confronti puntuali con alcune brocche rinvenute nella necropoli di Su Fraigu a Monastir e Tuvixeddu a Cagliari. Forse Demetra? Presto per dirlo».
Oltre alle tracce della famosa Cultura di Monte Claro ci si potrebbe quindi aspettare di trovare molto di più?
«Monte Claro, anche in base al materiale di cui è fatto, secondo me poteva anche più adatto di Tuvixeddu a essere scavato in epoca punica. A mio modo di vedere il modello d’ispirazione è il mondo etrusco, dove si riscontra la presenza di numerose oinochoe, le brocche per il contenimento del vino, assai simili a quelle trovate a Monte Claro. La Sardegna mantenne i contatti commerciali e culturali con l’Etruria anche quando entrò nell’orbita cartaginese e fece da importante tramite tra il centro Italia e il nord Africa».
Si potrebbe definire una scoperta importante?
«Io direi eccezionale. E l’eccezionalità della scoperta è dovuta al fatto che finora non si era mai riscontrata la presenza umana di epoca punica su quel versante della città. Secondo me non è che la punta dell’iceberg di un vasto complesso funerario che dovrebbe occupare almeno il lato occidentale del colle di Monte Claro».
E adesso?
«Ora spetterà all’amministrazione competente cogliere questa grande occasione di rilancio turistico-culturale della città e di valorizzazione della cultura e delle radici di Cagliari. Abbiamo la fortuna di avere un sito da esplorare seriamente ma ancora una volta sembra che le scoperte siano solo un impiccio. I casi sono due: o i politici sono troppo distratti o sono poco sensibili a queste tematiche».

Ora, sarebbe così difficile mettere d'accordo la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, la Regione Autonoma della Sardegna, la Provincia di Cagliari e il Comune di Cagliari? Sarebbe tanto scandaloso raccogliere il contributo di qualche sostenitore privato?
Altrove ho visto muoversi, insieme, istituzioni pubbliche, imprese private, fondazioni bancarie e associazioni di volontariato culturale. Con risultati molto spesso eccellenti, per quanto basati su testimonianze archelogiche molto più modeste di quelle che (spero) si potranno trovare a Monte Claro.

Andrea Mameli Blog Linguaggio Macchina 11 Luglio 2013

Commenti

Anonimo ha detto…
Complimenti a Nicola, ma vista la fine che ha fatto tuvixeddu in quanto a valorizzazione, la vedo grigia per Monte Claro.
Alessio Contusu.it

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