Proteggere le mummie. Un brevetto dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’EURAC di Bolzano


Marco Samadelli. Vetrina per la principessa Anna [Foto: ©EURAC/Samadelli]
Le mummie conservate nei musei non sono al sicuro, specie se custodite all'interno di teche tradizionali che non garantiscono difesa da funghi e batteri.
I ricercatori dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’EURAC di Bolzano hanno brevettato quella che sembra essere la soluzione: una vetrina stagna sigillata per mezzo di una cera organica. Il sistema tiene alla larga i microrganismi e difende le mummie da umidità e ossidazione.

A Kastl, in Germania, è stata installata la seconda teca realizzata con il sistema brevettato: custodisce la mummia della principessa Anna di Baviera. Con la sigillatura brevettata da Marco Samadelli, il vetro e l'acciaio che compongono la vetrina vengono uniti con una cera a base organica. In questo modo all'interno si crea un ambiente stagno che impedisce l'accesso a funghi e batteri, mantiene costante l'umidità assoluta, la pressione e la composizione dell'aria. Ma a conservare bene non basta la sola sigillatura: prima di essere chiusa in una teca stagna, ogni mummia va esaminata nei dettagli per capire le sue condizioni. Allo stesso modo va studiato il luogo dove sarà esposta per registrare oscillazioni di temperatura e valori di umidità, pressione e intensità della luce. Con questi dati i ricercatori sono in grado di individuare i parametri fisici e chimici adatti alla sua conservazione e ricrearli all’interno della vetrina. Samadelli ha svolto questo lavoro per la prima volta nel 2009, per realizzare la teca di Rosalia Lombardo, la mummia bambina custodita nel convento dei Cappuccini a Palermo. Nell’ultimo anno il ricercatore si è dedicato invece alla mummia della principessa Anna di Baviera, la figlia dell’imperatore Ludovico IV morta nel 1319. Il comune tedesco di Kastl, proprietario della mummia, ha affidato al centro di ricerca bolzanino EURAC il compito di realizzare una vetrina con la tecnica brevettata per salvarla dal degrado legato alla sua esposizione nella chiesa di Sankt Petrus. Ora la mummia, protetta dalla nuova teca tecnologica, è tornata al suo posto. Nel 2014, appena terminata la ristrutturazione della chiesa, i cittadini potranno ammirarla di nuovo. All’idea di usare una cera organica Samadelli è arrivato cercando un sistema adatto a esporre le mummie e allo stesso tempo a conservarle in maniera corretta. I ricercatori hanno esaminato lo stato di conservazione di sette mummie egizie custodite a Roma nei Musei vaticani. Due di queste sono esposte nelle sale museali, mentre altre cinque sono custodite al buio nei sotterranei. Le analisi del materiale genetico e dei tessuti svolte nel laboratorio per il DNA antico dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman a Bolzano hanno mostrato come le mummie esposte siano molto più deteriorate delle altre.
«Siamo riusciti con fatica a estrarre il DNA e, viste le condizioni dei resti, non sappiamo per quanto sarà ancora possibile farlo» sottolinea conclude Marco Samadelli. Oltre all’azione dei microrganismi, infatti, anche la luce, l'ossidazione, gli sbalzi di temperatura e l’umidità contribuiscono al deterioramento.

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