140° anniversario della nascita di Marconi. E la radio, comunque, non tramonta.

Il 25 Aprile 1874 nasceva Guglielmo Giovanni Maria Marconi. Solo 10 anni prima James Clerk Maxwell era stato in grado di individuare nella natura ondulatoria della luce la causa profonda dei fenomeni elettrici e magnetici e di descrivere le leggi dell'elettrodinamica ("A Dynamical Theory of the Electromagnetic Field"). Ma Guglielmo Marconi non si servì delle equazioni di Maxwell, che rappresentano forse l'evento scientifico più significativo del 19° secolo, per la creazione della radio. Se non in maniera indiretta: partendo dagli esperimenti di Heinrich Rudolf Hertz del 1888 con i quali il fisico tedesco riuscì a generare onde elettromagnetiche di intensità sufficiente da essere rilevate. Guglielmo Marconi studia "da privatista" studia “le onde di Hertz” nel laboratorio del fisico Augusto Righi. In questo contesto Marconi matura l'idea di servirsi delle onde di Hertz per trasmettere segnali senza utilizzare fili e ci riesce nel 1895. In che modo? Ce lo spiega Lodovico Gualandi nel sito La vera origine della radio: «Marconi perfezionò prima di tutto il dispositivo tipo Calzecchi-Branly noto come "Coherer" definizione divenuta ufficiale perchè il fisico inglese Oliver Lodge ne aveva scoperto e reso di pubblico dominio la sua validità come rivelatore di onde hertziane. Fu però Marconi che riuscì a realizzare un coesore del tutto originale in grado di rilevare non solo le scariche elettriche incoerenti, ma la trasmissione di debolissimi segnali dell'alfabeto Morse in modo intelligibile. Così facendo l'inventore creò il primo e vero autentico radioricevitore della storia. Chi afferma che Popov sia l'inventore della radio - prosegue Gualandi - afferma il falso: una vera beffa che le autorità del passato regime sovietico, per prestigio o propaganda, proclamarono ufficialmente nel '45, impugnando quale prova che Popov, il 7 maggio 1895, in una riunione all'istituto di fisica di San Pietroburgo, dopo aver riproposto la relazione di Lodge sulle onde hertziane e sul coesore di Branly, presentò un apparecchio le cui caratteristiche tecniche furono in seguito ritenute erroneamente analoghe a quelle del radioricevitore di Marconi».
Ci fermiamo qui. Non pretendo di raccontare la storia dell'invenzione della radio (e il ruolo di Marconi in questa straordinaria impresa) in un post.
Mi limito a una considerazione. Anzi due. Di fronte a una scoperta o a un'invenzione mi chiedo spesso perché: perché nessuno ci era arrivato prima. E non mi accontento dell'aforisma di Albert Einstein («Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva una persona del tutto ignara e la realizza»).
Nel caso di Marconi penso a tre fattori abbiano contato più di altri.
Primo: l'inventore bolognese non aveva seguito un normale percorso accademico e forse per questo non si era fermato alla predizione della teoria di Maxwell, dimostrata sperimentalmente da Hertz, secondo la quale le onde elettromagnetiche si propagano in linea retta.
Secondo: Guglielmo Marconi era dotato di un fortissimo senso pratico e non si fermava di fronte agli ostacoli: riesce a trasmettere e ricevere segnali a qualche chilometro di distanza le sue onde a bassa frequenza (all'epoca non si sapeva ancora, ma le onde radio riescono a percorrere grandi distanze perché rimbalzano sulla ionosfera).
Terzo: inglese per parte di madre Marconi riesce a proporre i suoi esperimenti più eclatanti, come il collegamento radio attraverso l'Atlantico del 1901, di fronte a un palcoscenico internazionale e questo senza dubbio gli offre maggiori opportunità.
Forse.
Di una sola cosa sono sicuro: la radio non tramonta.

Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina
25 Aprile 2014

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