Una ricerca dedicata alla Sclerosi Multipla (condotta interamente in Sardegna) conquista la copertina di Molecular BioSystems

Molecular BioSystems, la rivista della Royal Society of Chemistry, ha premiato con la pubblicazione sulla Outside Front Cover, di uno studio condotto in Sardegna: "Antigenic peptide molecular recognition by the DRB1–DQB1 haplotype modulates multiple sclerosis susceptibility" ("Il riconoscimento di peptidi antigenici a livello molecolare dell'aplotipo DRB1-DQB1 modula la suscettibilità verso la Sclerosi Multipla"). Gli autori dell'articolo, pubblicato nel numero di Agosto sono Amit Kumar e Enrico Pieroni del CRS4, Eleonora Cocco e Maria Giovanna Marrosu del'Università di Cagliari e due tirocinanti del CRS4: Paola Melis e Vito Genna.

La Sclerosi Multipla, una malattia autoimmune che aggredisce il sistema nervoso centrale, registra un'incidenza particolarmente elevata in Sardegna. Lo studio illustra i meccanismi legati alla malattia e correlati ai processi di riconoscimento molecolare dei fattori ambientali scatenanti.
Per capire come si è svolto questo percorso di ricerca iniziato quattro anni fa, che ha coinvolto il settore Biomedicina del CRS4, l'Università di Cagliari e il Centro Sclerosi Multipla dell'Azienda Sanitaria 8 di Cagliari abbiamo interpellato Enrico Pieroni.  

Quali sono gli ingredienti principali per raggiungere questi risultati? 
 «Molta passione e purtroppo tanta fatica. Fatica, in particolare per la scarsità delle rirorse economiche a nostra disposizione. Abbiamo sfruttato ogni occasione per ampliare il nostro piccolissimo gruppo e raggiungere un numero sufficiente per poter iniziare, controllare e seguire le simulazioni al computer necessarie. Si pensi che ogni anno, grazie alle risorse computazionali del CRS4, sono stati eseguiti calcoli per circa 200 anni di orologio, sommando tutti i processori utilizzati. Questo elemento è proprio quello che viene più difficilmente compreso e apprezzato sia dai partners clinici e medici, sia dalla più vasta opinione pubblica e dai decisori politici. A questo cocktail abbiamo aggiunto tanto lavoro di studio e analisi, spesso anche a casa e nei fine settimana. Il tutto sostenuto più dalla passione per il lavoro e per la ricerca che dai riconoscimenti nel contesto di lavoro. Oggi stiamo seguendo una pista molto interessante, e abbiamo appena iniziato a pubblicare alcuni modelli originali di meccanismi di riconoscimento molecolare in ambito immunologico, ma al momento le forze economiche e umane ci consentono di procedere a rilento nell'eseguire le simulazioni e questo non ci permette di affrontare gli esperimenti necessari.»

In questi casi è bene informare senza propinare false illusioni: non è stata individuata una cura ma solo un tassello del complicato puzzle di questa grave malattia. Il lavoro sarà molto lungo?
«Il lavoro di ricerca sarà sicuramente molto lungo. La sclerosi multipla è una malattia complessa, dovuta alla confluenza di tanti fattori, dei quali si sa ancora poco. Per fortuna, ogni elemento che si aggiunge al puzzle consente anzitutto di capire se si tratta di una sola o di più tipologie di malattie con una base di sintomi simile, di avvicinarsi alla comprensione dei meccanismi di base che scatenano la malattia, con l'obiettivo ultimo di progettare la cura migliore e calibrata individualmente.»

La riuscita di questo genere di studi è sempre legata in modo inestricabile alle collaborazioni scientifiche?
«La multidisciplinarietà è il concetto chiave per noi, quotidianamante coniugato praticamente nella ricerca. In questa prima fase del nostro lavoro, la guida clinico-medica del gruppo della Professoressa Marrosu è stata fondamentale per avviare il lavoro di ricerca, e la collaborazione con laboratori che eseguono saggi immunologici e funzionali sarà un ingrediente decisivo per dimostrare la validità di alcuni modelli computazionali. La difficoltà di mettere assieme queste entità, con un finanziamento di ricerca solido è sicuramente il principale problema che troviamo nel nostro lavoro. In una fase successiva, cui speriamo di poter giungere, la sperimentazione clinica e infine la collaborazione con aziende farmaceutiche diverrà decisiva nello studiare cure personalizzate e nel comprendere la risposta individuale ai farmaci esistenti.»

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