Richard Phillips Feynman e l'immaginazione nella scienza

Mi interrogo spesso sul significato di immaginazione e di creatività, in campo scientifico.
Sarebbe mai nato, mi chiedo, un progetto come quello della sonda Rosetta, senza una buona dose di immaginazione? Non credo proprio.
E chi avrebbe mai cercato di capire il suono o il calore o la materia oscura o la luce o le bolle di sapone, non ci fosse l'immaginazione a far da compagna di strada agli scienziati.
Trovo spesso un aforisma di Richard Feynman (da "Fisica dello spazio-tempo", Zanichelli, Bologna, 1996) c: «La nostra immaginazione è tesa al massimo; non, come nelle storie fantastiche, per immaginare cose che in realtà non esistono, ma proprio per comprendere ciò che davvero esiste.»
Poi inizio a leggere la splendida opera del Nobel per la fisica 1965, "La Fisica di Feynman" e nell'introduzione al primo volume (Zanichelli nel 2001) mi imbatto in queste parole, che definirei senza esitazione, maestose, sacre, definitive.
Parole importanti in quanto dedicate alla consapevolezza della nostra conoscenza. E oneste, dato che restituiscono al concetto di approssimazione (del tutto delegittimato, almeno nella lingua italiana) adeguata dignità:

«Ciascun punto o parte dell'insieme della natura è sempre solo un'approssimazione all'intera varietà ossia a quella che, per quanto ne sappiamo, è l'intera verità. Infatti, tutto ciò che conosciamo è solo un qualche genere di approssimazione, perché noi sappiamo di non conoscere ancora tutte le leggi. Quindi le cose devono essere apprese solo per essere nuovamente disimparate, oppure, cosa più probabile, per essere corrette.»

E poi si arriva all'immaginazione:

«Il principio della scienza, quasi la sua definizione, è il seguente: La prova di tutta la conoscenza è l'esperimento. L'esperimento è il solo giudice della "verità" scientifica. Ma qual'à la sorgente della conoscenza? Da dove vengono le leggi che devono essere provate? L'esperienza stessa aiuta a produrre tali leggi, nel senso che ci fornisce dei suggerimenti. Ma è pure necessaria l'immaginazione per creare da questi suggerimenti le grandi generalizzazioni, per indovinare i meravigliosi, semplici, ma molto strani schemi che vi stan sotto, e poi sperimentare al fine di verificare nuovamente se abbiamo indovinato gli schemi giusti. Questo processo immaginativo è talmente difficile che nella fisica si fa una divisione del lavoro: vi sono i fisici teorici i quali immaginano, deducono e cercando di indovinare nuove leggi ma non fanno esperimenti; e poi vi sono i fisici sperimentali i quali fanno gli esperimenti, immaginano, deducono e cercano d'indovinare.»

The Feynman Lectures on Physics
Caltech and The Feynman Lectures Website are pleased to present this online edition of The Feynman Lectures on Physics. Now, anyone with internet access and a web browser can enjoy reading a high quality up-to-date copy of Feynman's legendary lectures. However, we want to be clear that this edition is only free to read online, and this posting does not transfer any right to download all or any portion of The Feynman Lectures on Physics for any purpose. 


P.S. Non appena ho scritto questo post ne ho letto un altro, almeno apparentemente di segno contrario:
Troppi creativi "rovinano" la società (Stefano Pisani, MaddMaths, November 13, 2014)
Un modello matematico che dimostra che per una società non sempre avere molti creativi è un bene (anzi). Per avere un risultato culturalmente ottimale per la società, dovrebbe essere scoraggiata la creatività quando un creativo 'fa fiasco' e incoraggiata quella dei creativi di successo

Commenti

GIOCHER ha detto…
Mi è consentito mandare ad avere rapporti intimi contronatura con un panettone dissuasore di sosta in travertino l'assertore del postulato aggiunto in postscriptum ?
Ma di cuore, proprio...

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