«Ma adesso non aspettatevi di parlare con ET. La distanza di 144 anni-luce rende tutto estremamente più complicato» (L'Unione Sarda, 25 Luglio 2015)

È troppo presto per dire ET. Non ha dubbi Giovanni Bignami, Presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, sul fatto che si sta diffondendo troppa euforia intorno all'annuncio della NASA.

Bignami, quante chiamate ha ricevuto per commentare questa scoperta?
«Molte, non le ho contate tutte. Ho cominciato a riceverle ieri, quando mi trovavo a Città del Capo, poi a Johannesubrg, poi in aereo ho scritto l’articolo per La Stampa. Questa è la terza intervista che rilascio oggi e poi ce ne sono già in fila altre».
Perché tanta eccitazione intorno questa scoperta?
«La NASA esagera. Sinceramente una notizia del genere non merita tutto questo rumore. Secondo me sarebbe meglio occuparsi di SRT, il radiotelescopio sardo».
Oggi nel sito dell’INAF lei si chiedeva “Chissà se sul pianeta ‘B’ incontreremo ET” e sottolineava che sebbene questo pianeta sembri essere alla distanza giusta da una stella giusta, è comunque impossibile affermare se la vita c’è o c’è stata. 
Cosa manca per avere qualche certezza?
«È assolutamente troppo presto per affermare qualcosa con certezza. Bisognerebbe conoscere alcune caratteristiche di cui al momento non abbiamo informazioni, principalmente a causa delle distanze in gioco».
Si possono effettuare analisi dell’atmosfera da così lontano?
«Questo è il punto scientifico fondamentale della questione: a una distanza così grande non possiamo fare niente. Tra non meno di 10 anni, e per per distanze inferiori, alcune decine di anni-luce, si potranno effettuare analisi dell'atmosfera, in particolare per appurare la presenza di ossigeno. Ma attualmente non si può ancora fare».
Questi 1400 anni luce che ci separano da Kepler 452B sono quindi troppi?
«Non abbiamo alcuna speranza di comunicare con eventuali abitanti intelligenti, tantomeno di andarci di persona. Quella dei pianeti extrasolari è una questione interessante dal punto di vista puramente scientifico, per la conoscenza dell'universo, ma ogni altra considerazione al momento è puramente speculativa. Comunque se continuiamo a grattare nello spazio, con Kepler o con altri telescopi che seguiranno, troveremo sicuramente altri pianeti simili al nostro».
Quindi c'è ancora molto da scoprire?
«Non è stato visto tutto neanche sotto i 14 anni luce, non c'è bisogno di arrivare a 1400... In realtà il cielo è davvero molto grande. La caccia ai pianeti nuovi è cominciata meno di vent’anni fa, e gli astronomi costruiscono strumenti sempre migliori».
Lei presiede l'INAF dal 10 Agosto 2011. Possiamo fare un bilancio di questi 4 anni?
«Personalmente è un bilancio estremamente positivo: dall’INAF ho avuto moltissimo. Abbiamo in ballo molte cose e vorrei continuare a portare avanti progetti di radioastronomia e di astrofisica della alte energie. Sono orgoglioso di affermare che l'Italia si colloca tra la quarta e la quinta posizione al mondo in questo campo. E la Sardegna riveste un ruolo essenziale, ora che avete il più grande radiotelescopio d’Europa».
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, 25 Luglio 2015



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