Batte in Sardegna il cuore dell'astrofisica italiana (20 ottobre 2015)

Il colmo per un astrofisico? Non riuscire a ricevere chiamate sul cellulare. Già, perché oggi gli strumenti di questo mestiere sono i radiotelescopi, che scandagliano il cielo esplorando la banda radio, come gigantesche antenne per “telefonate” extraterrestri. E se le telefonate sono quelle del Ministro della Ricerca Stefania Giannini, che chiama per annunciare la nomina a presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, beh, allora è proprio il colmo dei colmi.
È successo davvero, due sere fa, a Nichi D'amico, 62 anni, professore ordinario di astrofisica all'università di Cagliari, già alla guida della sezione di Cagliari dell’INAF Osservatorio Astronomico di Cagliari.
Dopo alcune ore il Ministro è riuscito a recapitare il lieto annuncio e oggi Nichi D'amico ci racconta significato e responsabilità di questa prestigiosa nomina.
Professore, cosa prova un astrofisico a guidare tutti gli astrofisici italiani?
«Emozione, determinazione, grande riconoscenza per la fiducia che mi è stata accordata e per le manifestazioni di apprezzamento per la nomina, da parte di tutta la comunità».
Quali sono le sfide che l'INAF dovrà affrontare nei prossimi quattro anni?
«Grandi sfide ci attendono. Innanzitutto il Sardinia Radio Telescope: c'è una grande aspettativa nella comunità scientifica internazionale per questo strumento che si configura come uno dei più avanzati del mondo. E che abbiamo il privilegio di ospitare nella nostra isola. Mi riferisco alla comunità più ampia, in quanto il grande radiotelescopio sardo è predisposto anche per applicazioni diverse da quelle tradizionali, per esempio il monitoraggio dei detriti spaziali e degli asteroidi in potenziale rotta di collisione con il nostro pianeta, una problematica dalla quale dipende la possibilità di sopravvivenza del genere umano. Questa è un'attività di forte interesse per l'Agenzia Spaziale Italiana, che ha investito ingenti risorse nello strumento. Inoltre è un'attività che rientra a pieno titolo nei piani di sviluppo del Distretto Aero Spaziale della Sardegna, oggetto di forte attenzione da parte del governo regionale e del governo italiano. Ma ci sono altre grandi sfide all'orizzonte: l'Italia è uno dei principali partner di un progetto internazionale, denominato SKA (Square Kilometer Array) costituito da migliaia di radio telescopi da localizzare in Sud Africa e in Australia, per la cui realizzazione l'industria italiana possiede significative competenze».
Che ricordi ha dell'esperienza sarda, sia come direttore dell'Osservatorio Astronomico di Cagliari che di “padre” del Sardinia Radio Telescope?
«È stata un'esperienza grandiosa. Per una serie di circostanze concomitanti, tra le quali l'attenzione del governo regionale e dell'Università di Cagliari sono state determinanti, negli ultimi dieci anni l'Osservatorio Astronomico di Cagliari ha registrato una crescita incredibile e oggi rappresenta una moderna e vibrante struttura di Ricerca di respiro internazionale».
Come presidente dell'INAF cosa si sente di proporre al governo italiano, in tema di ricerca scientifica?
«Bene i grandi finanziamenti per lo sviluppo industriale di grandiose imprese come SKA. Ma non dimentichiamo il ruolo trainante della scienza di base nei processi di sviluppo industriale. È un fatto dal quale non si può prescindere, perché è semplicemente uno degli ingredienti primari delo sviluppo stesso. Lo hanno capito i Paesi industrializzati più avanti del nostro, lo hanno capito i Paesi emergenti, con i quali presto dovremo fare i conti. Ma tutto questo non è stato aimè ancora capito in Italia. Non riduciamo gli Enti di Ricerca a meri istituti “cassieri”, perché in questo modo i finanziamenti per lo sviluppo industriale diventano semplicemente forme di assistenzialismo, che sistemano qualche “problemino” nel presente, ma non nel futuro.».
E in Sardegna?
«Incolleremo il radiotelescopio sardo e l'Osservatorio Astronomico di Cagliari al territorio: ne faremo un'infrastruttura internazionale, con una forte valenza di centro culturale e di sviluppo locale, aperto alle scolaresche, agli studenti, alle piccole e medie imprese, alla gente.».
ANDREA MAMELI
Articolo pubblicato nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda il 20 Ottobre 2015 



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